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Collana fondata nel 2014 e diretta da
Sebastiano Gesù
(Santa Venerina, 11 gennaio 1946 – 02 luglio 2018)
È stato un onore poter lavorare con lui. Ci mancherà immensamente.
Titolo: Il Gattopardo di Luchino Visconti.
Cinquant’anni di Grandeur
di Sebastiano Gesù
Titolo: Pietro Germi il Siciliano
di Sebastiano Gesù
Collana: Movies in Sicily
Pagine: 104 - Colore
Dimensioni: 21x29,7
brossura
ISBN: 978-88-98115-07-5
Euro: 25,00
Disponibilità: Immediata
Quando Germi si accosta ai temi che riguardano la nostra Isola, già da qualche tempo, grazie a Rossellini, Visconti, Zampa e Brancati, nel cinema italiano si respira aria di Sicilia. Pur non avendo messo mai piede sull’isola, Germi mette su un film, insieme a Monicelli e a Fellini, sulla mafia e sulla giustizia, ispirandosi al romanzo di Giuseppe Guido Loschiavo. Germi si reca in Sicilia soltanto a sceneggiatura ultimata e capisce che l’idea che si era fatta dell’isola era totalmente diversa dalla realtà: e il lavoro si trasforma già in un film d’azione, o meglio di genere western hollywoodiano. Così Germi per primo scopre la mafia e l’isola come frontiera, fatta di eroi buoni e di eroi cattivi. Difatti, la Sicilia, nonostante la sua bellezza, nasconde grandezza e miseria, che hanno segnato profondamente il modo di vivere e di pensare dei suoi abitanti. I siciliani sono abituati alle lacrime e al sangue, all’umorismo e alla vitalità di questa terra controversa, contribuendo ad arricchire l’immaginario cinematografico. Da questo scrigno inesauribile e meraviglioso che è la nostra isola, Germi nei primi due film a soggetto siciliano prende storie drammatiche a carattere sociale, come i tempi richiedono, per poi, negli anni del boom economico, nutrire il suo cinema, che mano a mano diventa sempre più critico e fustigante nei confronti della società italiana, di apologhi dai toni grotteschi se non farseschi, che mettono in luce i difetti e le storture nazionali. Il suo amore per la Sicilia fonde natura e cultura in modo enigmatico e paradigmatico, con una percezione assai vivida e corrusca nelle sue immagini del predominio dell’istinto sulla ragione.
Il suo tono ferocemente divertito di Divorzio... e Sedotta… ha avuto la capacità di far sì che i siciliani non si siano mai sentiti messi alla berlina da un regista venuto dal nord, perché i temi che tratta Germi non sono soltanto temi siciliani, ma essi riguardano i caratteri degli italiani in generale. Soltanto che in Sicilia si rivelano più esasperati.
Titolo: Pier Paolo Pasolini e l’Etna.
Il Deserto e il Grido
di Sebastiano Gesù
Collana: Movies in Sicily
with English Version
Pagine: 112 - Colore
Dimensioni: 21x29,7
brossura
ISBN: 978-88-98115-31-0
Euro: 25,00
Disponibilità: Immediata
L’Etna, evocatore da sempre di miti pagani e religiosi, per Pier Paolo Pasolini non è una semplice location cinematografica, bensì un luogo dell’anima che parla al suo subconscio. L’Etna è fonte inesauribile di dualismi e di antitesi, l’unione dei contrari: morte e fecondità, sacro e profano, neve e fuoco, luce e tenebra, paradiso e inferno.
Il suo paesaggio scarno, ma imponente, lunare, orrifico e misterico, ma di profonda bellezza, non poteva, dunque, non soggiogare Pasolini, che nell’arco di otto anni vi ambienta alcune significative sequenze di quattro dei suoi film, tra i più importanti della sua carriera cinematografica e rivelatori della profondità del suo pensiero. Per Pasolini il Vulcano ha un significato atavico, intriso di rimandi preistorici, diremmo ancestrali. Il suo paesaggio brullo, desertico, forma preistorica della solitudine e del silenzio, ricco di contrasti, rimanda a una barbarie primigenia da Pasolini tanto amata perché si contrappone alla società moderna piena di opulenza, di conforto e di false certezze, che stride al cospetto della nudità verginale del paesaggio vulcanico.
Il rapporto di Pasolini con l’Etna coincide con la parabola esistenziale del poeta-regista che con l’andare degli anni diventa sempre più cupa e pessimistica. L’Etna luogo della spiritualità ne Il Vangelo secondo Matteo, luogo dell’inquietudine nel ricercarsi tra il silenzio e il grido di disperazione o di aiuto in Teorema, della barbarie cannibalica in Porcile, diviene nel suo penultimo film I Racconti di Canterbury, il regno del Maligno avvolto da un’atmosfera tragica: siamo nell’umbilicus inferni, dove, con immagini fosche e allarmanti, greve aleggia un senso di morte e di dannazione.
Con fotografie inedite di Pasolini con Dacia Maraini, Alberto Moravia, Lucio Piccolo, Ezra Pound e molti altri...
Titolo: L’Arte del Silenzio.
Le origini del Cinema in Sicilia
di Sebastiano Gesù
Collana: Movies in Sicily
Pagine: 160 - Colore
Dimensioni: 21x29,7
brossura
ISBN: 978-88-98115-22-8
Euro: 29,00
Disponibilità: Immediata
Leonardo Sciascia affermava che la Sicilia è metafora del mondo. E in verità anche dal punto di vista cinematografico lo è stata: soprattutto per il cinema delle origini. Qui il cinema ha incontrato i luoghi e il paesaggio, “naturalmente cinematografici” come scriveva Bufalino; qui lo scrigno prezioso della letteratura l'ha aiutato a raccontarsi. Qui una folta schiera di teatranti l'ha rimpinguato, passando dal teatro di prosa ai teatri di posa, e non da meno la storia dell’isola si è tramutata in storie per il cinema.
La presente pubblicazione è la prima riflessione completa sulla nascita del cinema in Sicilia. Questo argomento è ricco di molte notizie e di molte immagini, che aiutano a dare un’idea più pertinente dei fasti e nefasti del cinema delle origini sull’Isola. Si inizia dagli albori, col precinema, poi con gli ambulanti che hanno attraversato in lungo e in largo l’isola; per passare alle prime sale cinematografiche in pianta stabile, e alla fase produttiva con il sorgere delle prime Case di manifatture cinematografiche, principalmente a Palermo e a Catania. Si continua poi con l’indotto generato dalla produzione: le riviste specializzate, le scuole di recitazione, le sperimentazioni tecnologiche e i tecnici di casa nostra. Per concludersi con alcune curiosità che aiutano a cogliere il concatenamento tra il cinema e le altre arti, come la tragedia classica e la musica.
Un percorso che attraversa più di un ventennio circa (dalla nascita del cinema dei Lumière oltre la prima guerra mondiale, che generò la prima crisi nazionale ed europea), ricco di innovazioni culturali, industriali e sociali che obbligatoriamente dovranno fare i conti con la nascente “Arte del silenzio” fino all’avvento del sonoro che rivoluzionerà la cinematografia mondiale. Si tratta in poche parole di uno spaccato sociale siciliano, paradigma di quello che fu il cinema delle origini in Italia e nel resto del mondo.
Titolo: La Magnifica Visione.
Il paesaggio siciliano nel Cinema
di Sebastiano Gesù
Collana: Movies in Sicily
Nota introduttiva di Ignazio Vasta
Prefazione di Elena Russo
Presentazione di Sebastiano Pennisi
Pagine: 104 - Colore
Dimensioni: 21x29,7
brossura
ISBN: 978-88-98115-37-2
Euro: 29,00
Disponibilità: Immediata
La natura ambigua del paesaggio siciliano, scenario del mito classico e popolare, la sua solarità che si accompagna a un’idea di eterna bellezza ma anche di solitudine, di violenza e di morte, fanno dell’isola un teatro naturale dove si riscrivono i sogni e i dolori, la miseria e le memorie, le leggende e le storie del popolo siciliano. Dell’isola, “deserto dell’abbondanza”, per dirla con Goethe, si dà una visione plurima, di incantato stupore, di grottesco sarcasmo, di tragico realismo, ma la sua essenza permane intima e segreta.
Nel cinema siciliano paesaggio e figura umana si compenetrano a vicenda, giocando un ruolo di coprotagonisti. L’importanza dello scenario non risiede solo, infatti, nella sua funzione di contenitore, perché in generale è esso stesso a suggerire i toni della rappresentazione, a ispirare la gioia o la paura, il senso del dramma o del ridicolo, della grandezza e della piccolezza delle vicende umane. Spesso è il paesaggio a dare il senso esatto delle cose, che vuol dire poi riconoscere l’importanza di una scenografia appropriata al tipo di rappresentazione e interpretazione delle vicende umane e al tipo di linguaggio.
Il cinema inventa un nuovo spazio-scenario, un concerto di vicende e paesaggi, mai creato prima né dalla pittura né da altre forme artistiche.
È il paesaggio di Luchino Visconti, di Pietro Germi, di Francesco Rosi, di Pier Paolo Pasolini, dei Fratelli Taviani, di Giuseppe Tornatore e di Pasquale Scimeca.